Author: | Corso, Antonio |
Year: | 2018 XLVII |
Pages: | 65-84 |
Title: | Una proposta interpretativa del tipo statuario di Penelope |
Content: | Antonio Corso ci scrive quest’anno su una famosa statua greca in Persia e cioè la Penelope rinvenuta a Persepoli nella residenza dei Gran Re e oggi esposta al museo nazionale di Teheran. La sua datazione intorno al 460 a.C. è giustificata da un’analisi stilistico-iconografica con altre figure femminili sedute e raffigurate su gemme e matrici fittili. La sua paternità dovrebbe essere attribuita a Telefane di Focea, lo scultore della ninfa Larissa raffigurata su monete del luogo in una posizione simile a quella della Penelope. Si sa inoltre che lo scultore era attivo nelle officine dei gran Re Dario e Serse, i quali potrebbero avergli commissionato anche la Penelope. Altrettanto investigativa è l’interpretazione del soggetto greco che esula chiaramente dal mondo persiano. Una possibile soluzione è fornita da un passaggio della “Ciropedia” di Senofonte dove si narra il suicidio di Pantea, moglie del nobile Abradate, pugnalatasi dopo aver pianto a lungo sul cadavere del marito, caduto combattendo per il gran Re Ciro il Grande. La figura teneva col braccio destro alzato un oggetto di forma allungata, forse una spada corta persiana (akinakes) che ben si adatta alla storia del suicidio di Pantea. L’esistenza di raffigurazioni di Pantea che pensa di conficcarsi un pugnale nel petto è tramandata per l’arte greca da Filostrato. La celebrazione dell’eroina nell’arte achemenide è attestata da Senofonte e, sempre secondo lo storiografo, un monumento dedicato a Pantea e Abradate fu fatto erigere già da Ciro proprio sul luogo della loro morte. La cosiddetta Penelope potrebbe essere dunque l’eroina persiana Pantea! |