Author: | Corso, Antonio |
Year: | 2011 XL |
Pages: | 179 |
Title: | Cupido fulmen tenens |
Content: | 179L’Eros armato di fulmine è invece il tema del contributo di Antonio Corso che, sulla base delle fonti scritte e delle corrispondenze materiali – in particolare in glittica -, ricostruisce un tipo statuario perduto e del tutto inconsueto. Secondo un passo di Plinio esisteva a Roma nel Portico di Ottavia una statua di Eros keraunophoros che in realtà rappresentava Alcibiade ed era opera di Scopa o di Prassitele. Il caso di un personaggio pubblico celato sotto vesti divine ha un precedente eccellente che il Corso ha già pubblicato in altra occasione, e cioè la statua bronzea di Afrodite realizzata da Prassitele a Delfi sfruttando il modello della cortigiana Phryne, di cui lo scultore era innamorato. In entrambi i casi deve essere stata la bellezza straordinaria dei modelli umani a ispirare gli scultori per creare statue di divinità. Alcibiade, secondo una fonte, rimase un dandy anche quando comandava l’esercito e portava in battaglia uno scudo d’oro e avorio con l’immagine di Eros che brandiva il fulmine. Per certi versi e anche se la storia gli dette torto, Alcibiade fu un politico geniale e innovativo, legato alla cerchia ateniese descritta nel Simposio di Platone che credeva all’Amore come forza suprema. Attraverso le immagini in glittica, Antonio Corso conclude attribuendo l’opera a Scopa, allo scultore che fu in seguito introdotto alla corte di Maussolo, satrapo della Caria, dove il sensuale stile di vita di Alcibiade trovava pieno assenso nella raffinatezza di sovrani orientali che si identificavano con Dioniso e Afrodite. La statua fu trasferita a Roma come bottino di guerra probabilmente da Silla, la cui devozione per Venere era ben conosciuta anche nell’antichità. |